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La Peggy Guggenheim Collection è uno dei più importanti musei in Italia per l’arte europea ed americana del XX secolo con sede a Venezia presso Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande, in quella che fu l’abitazione di Peggy Guggenheim.

Il museo ospita la collezione personale di Peggy Guggenheim, ma anche i capolavori della Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, della Collezione Gianni Mattioli, il Giardino delle sculture Nasher e mostre temporanee.

Si tratta di una fondazione di diritto italiano, un museo privato che si autofinanzia attraverso un sistema che prevede entrate a diversi livelli. Durante gli anni, grazie al suo sistema strutturato, il museo è stato in grado di organizzare mostre di grande spessore e rilievo, coltivando relazioni di lunga durata con i suoi donatori.

Su “Nuove Alleanze”, il volume elaborato nell’ambito delle attività formative del DECA Master, la Prof.ssa Elisa Bortoluzzi Dubach – consulente di relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e fondazioni e docente presso varie università svizzere – cerca di capire quali criteri possano far sì che la Peggy Guggenheim Collection possa rappresentare un caso di studio particolarmente interessante. Individua, in particolare, cinque punti:

  1. l’innovazione;
  2. la capacità di autoalimentarsi;
  3. l’impatto sociale diretto e documentato della propria attività culturale e didattica;
  4. la politica di espansione, con una crescita graduale e oculata;
  5. la replicabilità, la tipologia di collaborazione avviata con il mondo economico.

La vocazione e missione della Peggy Guggenheim Collection è certamente quella di conservare la raccolta originaria della sua fondatrice e di arricchirla costantemente di documenti e opere che contribuiscano a far luce in modo esaustivo sull’attività di Peggy.

Ricorda Philip Rylands, direttore del museo: “La Fondazione di Venezia non dispone di un fondo per l’acquisto di opere d’arte. Eppure, attraverso donazioni alla Fondazione vagliate in base a criteri di coerenza con la collezione di Peggy Guggenheim, la Fondazione arricchisce le collezioni a Venezia grazie a lasciti, elargizioni liberali, raccolte fondi e il Fondo per le Acquisizioni di Opere su Carta istituito dai membri del Circle, uno tra i più importanti livelli associativi del museo”.

Alla morte di Peggy Guggenheim (1979), la gestione del museo fu affidata a un giovane studente di storia dell’arte, Philip Rylands, appunto, affiancato da una segretaria e da una collaboratrice incaricata della contabilità. Era necessario procurare entrate al museo. Tramite contatti presi da Giosetta Capriati, a cui venne dato l’incarico in qualità di consulente, si riuscirono ad acquisire i primi soci. Inizialmente poche personalità di spicco animate dalla passione per l’arte.

Solo nel 1981 ci fu la prima forma di sostegno da parte dello Stato, con l’attribuzione alla Fondazione di 100.000.000 di lire annui da parte della Regione e altri 163 milioni da parte del Comune di Venezia. Attualmente, il museo si finanzia grazie agli ingressi, all’attività commerciale e, infine, alle donazioni, membership, sponsorizzazioni e sovvenzioni.

Spiega la Prof.ssa Bortoluzzi nel suo articolo che, malgrado un’attenta analisi delle caratteristiche specifiche delle entrate del museo, l’intenzione non è quella di voler sintetizzare attività di sposorizzazione generiche. Vuole essere, invece, uno spunto di riflessione, un percorso che indichi alcune vie possibili per concepire politiche di sponsoring vincenti.