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Inauguriamo il ciclo di articoli del nostro blog dedicati ai docenti e visiting professors del DECA Master presentando un profilo di Massimiliano Scuderi. Architetto, critico e curatore di mostre d’arte contemporanea, nonchè docente presso varie università italiane su temi legati alle arti visuali, Massimiliano Scuderi fa parte del corpo docente DECA sin dalla prima edizione del DECA Master nel 2010-2011.

Nell’ambito del Master in Diritto ed Economia per la Cultura e l’Arte, oltre alle docenze, Scuderi ha curato due eventi espositivi DECA Lab (la performance/processione sonora “The Distance from the Center” di Zafos Xagoraris a Nuoro, e la recente mostra/installazione “Variazioni su Tema” di Christelle Familiari a Posada (NU), oltre ad aver guidato gli allievi della prima edizione del DECA Master all’esplorazione della 56° Biennale di Venezia, durante la quale sono stati condotti laboratori didattici a mezzo di incontri con artisti e curatori presenti alla kermesse artistica veneziana.

Per comprendere a fondo il pensiero critico e l’esperienza curatoriale di Massimiliano Scuderi, condividiamo qui una testimonianza che Scuderi ci ha inviato per email, tratta da un’intervista congiunta con Domenico D’Orsogna per Arte e Critica City, Novembre-Dicembre 2011:

“Il tutto nasce dalla necessità di un dialogo transdisciplinare per aprire/rsi a nuove possibilità di ricerca, e non solo. Forse è quello che in molti cerchiamo di fare da tempo e che forse in molti stanno già facendo: trovare nuove alleanze in ambito meta progettuale, ovvero dare all’arte  la possibilità di nuove prospettive di lavoro all’interno della realtà attraverso il dialogo e il mutuo scambio dei saperi. Arte come infrastrutturazione sociale ma, diversamente dai concetti di partecipazione collettiva o di relazionalità, più vicina alla logica dei servizi e lontana da qualsiasi tipo di utopia. Perché pensiamo che l’arte, come testimoniato dall’esperienza di artisti come i futuristi, Joseph Beuys, Peter Fend, Heat Bunting o Vito Acconci, possa stabilire un rapporto di vero e proprio scambio con la società civile; come dice proprio Fend, abbiamo bisogno di vere committenze e non di un sistema autoreferenziale che finisce per essere una bolla entropica. Una progettualità che scardina la logica di chiusura delle scatole disciplinari. Confidiamo a breve di riuscire a dare gambe, anche giuridiche, a progetti transdisciplinari e a creare nuovi strumenti, più flessibili e più vicini alle esigenze della realtà contemporanea.”

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