Sabato 11 maggio in occasione dell’inaugurazione ufficiale della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia il Leone d’Oro alla carriera sarà conferito all’artista statunitense Jimmie Durham.
Il riconoscimento, che arriva su proposta del curatore dell’Esposizione Ralph Rugoff, ha il sapore di dichiarazione anche politico-poetica per l’intero impianto di questa Biennale.
May You Live in Interesting Times, il titolo scelto per questa edizione, è una espressione ormai comune in lingua inglese che si ritiene (erroneamente, a quanto pare) derivare da una maledizione cinese. Notoriamente, è stata usata in questo senso dal filosofo sloveno Slavoj Zizek in una sua raccolta di saggi: «dicono che in Cina, se si odia veramente qualcuno, lo si maledice così: “che tu possa vivere in tempi interessanti!”. Storicamente i “tempi interessanti” sono stati periodi di irrequietezza, guerre e lotte per il potere che hanno portati sofferenze a milioni di innocenti» (Žižek, S., 2012. Benvenuti in tempi interessanti. Ponte alle Grazie, Milano. p. 9). In tale senso la intende certamente il curatore: i tempi interessanti sono quelli di una complessità avvertita come pericolosa, ma anche i tempi in cui tale complessità, che è sempre latente o meglio repressa nei periodi o nelle zone di pace apparente, finisce poi per emergere.
L’arte di Durham, secondo le parole di Rugoff nelle sue motivazioni per il riconoscimento, è un’arte che «sa essere critica, divertente e profondamente umanistica», e il suo lavoro, che «denuncia con insistenza i limiti del razionalismo occidentale e la futilità della violenza, si è soffermato spesso anche sull’oppressione e sui fraintendimenti perpetrati dai poteri coloniali ai danni delle diverse popolazioni etniche di tutto il mondo».
Durham, che oltre che artista visivo è anche, performer, saggista e poeta, ha tenuto la sua prima personale nel già 1965 ed è da sempre stato un attivista per i diritti civili. Negli anni ’70 fu uno degli organizzatori del movimento degli Indiani d’America, attraversando un’esperienza che segnerà per sempre la sua pratica artistica nella ricerca dei linguaggi marginali e soppressi, dei materiali poveri, degli scarti, che rappresentano la tradizione dell’oppresso sottintesa a ogni cultura dominante.
Nel corso della sua lunga e intensa carriera Durham ha partecipato a numerose edizioni della Biennale Arte (1999, 2001, 2003, 2005, 2013) e a importanti rassegne internazionali tra cui Documenta (1992, 2012), la Whitney Biennial of New York (1993, 2003,2014), la Biennale di Istanbul (1997, 2013) e molte altre collettive e personali in musei e gallerie di tutto il mondo.
Oltre al doveroso tributo che sentiamo di dovere a questo artista, ci piace ricordare che Durham è stato recentemente presente con le sue opere sia a Sassari che a Alghero con due poetiche installazioni in due diversi momenti del progetto Sentieri Contemporanei, progetto della Fondazione di Sardegna pensato e gestito con la direzione scientifica di Decamaster e la curatela artistica di Zerynthia.
Ad Alghero il lavoro di Durham è stato presentato nella mostra collettiva “In-Giro / A-round” (30 aprile- 25 giugno 2017 all’ex mercato) e a Sassari nel contesto di “No Man’s Library – la biblioteca di tutti” (11 maggio – 30 giugno 2018 presso l’ex Biblioteca Universitaria). Una ulteriore testimonianza della qualità e dell’attualità dei progetti che il Decamaster, con la sua rete di partner, contribuisce a realizzare per lo sviluppo territoriale su base culturale.
Qui l’articolo ufficiale e le motivazioni che hanno spinto al conferimento del premio a Jimmie Durham.
(Articolo di Giovanni Campus)